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Le strategie alimentari in corso di guerre e pandemie

di Alberto Ritieni
Dipartimento di Farmacia

Il nostro paleocervello davanti a una carestia (nel solo secolo scorso se abbiamo contate almeno quindici in paesi come Cina e Russia) attiva meccanismi quali la corsa alle scorte alimentari. La minaccia solo velata di scarsità di cibo porta all’accaparramento selvaggio e poi allo spreco da accumulo che è contro ogni principio di economia circolare e di salvaguardia delle risorse del pianeta.

L’attuale crisi internazionale tra Russia e Ucraina, innestandosi sul post-Covid, ha fatto ricomparire come nel primo lockdown le file per l’acquisto di pasta, farina, olio di semi di girasole. L’Ucraina, da un secolo il granaio di Europa, e la Russia riforniscono il 30% del mercato mondiale di grano, specie quello tenero. La maggiorazione dei prezzi, ad esempio della pasta, era però alle porte già da qualche mese a causa dei costi più alti di imballaggio, di logistica ed energetici, e circa il 40% di questi aumenti, rispetto al 2021, sono stati assorbiti dalla filiera produttiva.

L’attuale crisi non è irrimediabile, ma dipende dalla durata della crisi russo-ucraina; ad esempio, al blocco del porto di Odessa si può ovviare acquistando grano dagli USA, dal sud-America o dall’Australia. L’Italia importa dall’area di crisi il 7% del grano tenero (dati ISMEA) proveniente per lo più dalla Russia. Nonostante i problemi legati alla minore produzione di mais siano di maggiore importanza (di questo alimento, essenziale per il settore zootecnico, ne abbiamo importato nel 2021 da Ungheria e Ucraina oltre 2 milioni di tonnellate!), i consumatori si preoccupano di accaparrarsi la pasta di grano duro...

Potremmo, invece, diversificare gli acquisti ad esempio con il riso, di cui siamo i primi produttori in Europa. L’Ucraina è fra i maggiori produttori di olio di girasole necessario per salse, sughi, merendine, ecc., ma è sostituibile con altri grassi vegetali come l’olio di palma o quello di arachidi o ancora meglio l’olio extravergine di oliva.

Per evitare discontinuità produttive e distruzione delle vecchie confezioni si è anche proposta l’aggiunta di un adesivo o di una dicitura che indica il sostituto. Se però le attuali difficoltà di approvvigionamento perdureranno, si potrà ritornare alla vecchia dizione di “miscela di oli vegetali”. Gli accaparramenti indiscriminati alimentano la speculazione e conducono in una economia di guerra non dichiarata che innalza la domanda e droga il mercato. Le famiglie, già travolte dai due anni di pandemia economica, sono le più colpite da questa crisi alimentare.

Purtroppo, le soluzioni proponibili sono al lumicino, ma di certo non va ripetuta l’esperienza del Covid19 dando fiato alle fake news che provocano costi sociali ed economici. Virgilio diceva: “Scendere agli Inferi è facile: la porta di Dite è aperta notte e giorno; ma risalire i gradini e tornare a vedere il cielo – qui sta il difficile, qui la vera fatica”.


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